Il lavoro di vivere

27.10.2014 22:02

Il dramma, sebbene in forma di commedia, di una coppia in crisi di mezza età e il crollo esistenziale di un uomo che sente di essere prossimo alla morte. La pungente ironia, lo humour non sempre elegante e il ritmo drammaturgico dello spettacolo di Hanoch Levin, in cartellone al Franco Parenti da martedì 28 ottobre a domenica 21 dicembre, sotto la direzione di Andrée Ruth Shammah, lascia allo spettatore molte chiavi di lettura. Numerosi richiami specifici alla cultura ebraica del post Shoah ma anche messaggi universali chiari che il dissacrante drammaturgo israeliano decide di mettere sulla scena negli anni Ottanta. La scelta di portare, finanche tradurre, un autore noto e apprezzato in gran parte d’Europa, ma pressoché sconosciuto in Italia, è indubbiamente apprezzabile. Carlo Cecchi si rivela un mattatore sempre credibile nel ruolo del protagonista Yona, mentre una troppo giovane, e a tratti poco coinvolta, Fulvia Carotenuto si presenta nei panni di Leviva. Accurata e intrigante la scelta scenografica di posizionare delle veneziane dinanzi il pubblico creando un effetto di intrusione, di intimità violata. Uno spettacolo che merita di essere visto.