Indizi ...nei Materiali per Medea
17.11.2013 14:27Lo spettacolo si apre con “Riva abbandonata” in cui una donna, drogata ed emarginata, è vestita come una prostituta. Le sue parole sono frammenti; tagliente e stridente è la sua voce. Un corpo nudo e senza pudore, due occhi che non smettono vai di avere un contatto con il pubblico, quasi a volerlo accusare di avere lui causato il disagio in scena.
Inizio un po’ criptico, lo spettatore si trova spaesato: è Medea la donna?Dove siamo? Perché lei si mostra a noi? Il clima resta relegato a quello di un peep show. Un lungo e poco interessate finale è scandito da un balletto “erotico”.
La seconda parte: “Materiale per Medea”, porta la stessa donna ad inserirsi in un paesaggio multimediale, una sala teatrale che la ascolta silenziosa, in attesa di un finale di cui però non immagina né intuisce il risvolto tragico. Un teatro nel teatro con interessanti scelte scenografiche e materiale audio-video.
“Paesaggio con Argonauti” è l’ultimo atto. Qui il personaggio appare più chiaro e leggibile nel farsi espressione della sinfonia tragica con cui Müller fa a brandelli la figura di Medea che s’immerge in un humus di sensazioni e sentimenti, infangandosi nella sua rabbia e vendetta.
Una regia che non riesce ad unire i tre racconti Mülleriani e che ha come unico gioco forza la presenza scenica e l’indubbia capacità attoriale di Mariangela Granelli. Ella intraprende un viaggio, il compagno muto ma partecipe è il pubblico. Il suo personaggio si definisce a poco a poco, riuscendo comunque e sempre ad instaurare un dialogo, uno scambio di emozioni con la platea. Esperimento ben riuscito è quello della protagonista di trasmettere una frammentazione psicologica insita nel personaggio di Medea originale e Mülleriano; un po’ troppo solipsistico il ritmo e l’adattamento drammaturgico adottato da Rifici nei confronti di un testo, già di per sé molto elaborato. Risultato: la parola dell’autore risulta esclusivamente crudele ed autodistruttiva; sovrasta un percorso logico temporale che ha traccia così, solo nell’opera scritta.