Solo una cosa non è borghese: morire.

01.12.2013 20:03

Progetto scritto a più mani, diretto da Carmelo Rifici, che dà voce ai parenti delle vittime di atti di terrorismo e della mafia. Piccole diverse storie si susseguono: illustrano l'elaborazione di un unico lutto e  della  ricerca di un senso della morte vissuta indirettamente dai parenti delle vittime. 

Soggetto faticoso da elaborare e da rendere scenicamente, è frutto di una ricerca fatta in Sicilia, attraverso testimonianze dirette e consultazione di materiale scritto, durata ben un mese. Testi efficaci, attori giovani e capaci: Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Emiliano Masala, Francesca Pollini e Caterina Carpio; ed una drammaturgia del corpo scritta da un bravissimo Alessio Maria Romano per il capitolo "La fine del lutto - Ora è qui", interpretata da Caterina Carpio .  

Ogni "fase"  si svolge  come su un ring in cui avviene  l'incontro/scontro con l'altro; con la verità e l'ipocrisia, con il dolore e la rabbia, con la curiosità e l'accettazione fino a giungere alla richiesta disperata di perdono da parte di un attentatrice. Lo spettatore condivide un lutto che diviene collettivo, un racconto di morte innaturale che mette a disagio, un percorso frammentato ma intenso che mostra uno spaccato, ahimè, di cronaca nazionale. La durata è di un'ora e quaranta minuti, forse un tempo troppo lungo per tenere la tensione dello spettatore sempre viva e costante; resta comunque una messa in scena interessante da vedere.